La realtà lascia traccia di sé

La luce investe i corpi opachi e ne proietta il profilo sui muri alle loro spalle, un’immagine semplificata che ha perso la terza dimensione e il colore ed è ridotta a sola forma, spesso distorta, del vero soggetto. La chiamiamo ombra, parola alla quale sono spesso associati significati simbolici, metaforici, che si distaccano dal fenomeno fisico. La contrapposizione di luce e ombra come rappresentazione dicotomica di vero e falso, buono e cattivo, conoscenza e ignoranza…

Viene alla mente “Il mito della caverna” nel quale Platone immaginava l’umanità metaforicamente simile a dei prigionieri in una caverna, costretti a vedere solo le ombre di ciò che accadeva all’esterno. La loro conoscenza del mondo era perciò fortemente limitata dalla rappresentazione distorta e approssimativa che ne davano le ombre.

Eppure anche le ombre, quelle fisiche, hanno un loro fascino, legato proprio a quella semplificazione che riduce le cose a sola forma e che fa di esse oggetti irreali, immaginari, strumenti per una fantasia immaginifica che sa spaziare con il pensiero in mondi lontani.

Le fotografie di questa serie sono il prodotto di questa fascinazione, dell’interazione fra giochi di luce e inconscio. Nascono da una motivazione interiore di cui non sono completamente consapevole. Gli oggetti che originano le ombre fotografate sono spesso riconoscibili, anche se non tutti a prima vista, ma la trasfigurazione ne cambia il senso, conferisce loro qualità proprie, estranee agli originali. Per tale ragione ciascuno, osservando le immagini, svilupperà sensazioni e avrà reazioni diverse, legate allo stimolo che la visione delle fotografie esercita sulla propria sensibilità. Potrà anche generare indifferenza ma confido invece che a molti saprà suscitare emozioni, anche se probabilmente diverse dalla mie.